At First Light, dalla partitura musicale di George Benjamin, è il lavoro da cui nasce Il vuoto. At First Light è innanzitutto un concerto, un modo del tutto inedito di fruire la musica, in presenza e poi in assenza di una performer durante una doppia esecuzione della stessa musica. Il vuoto è invece una partitura fisica segnata solo successivamente dalla musica, in un processo inverso rispetto a At First Light. Qui il corpo non è più un controcanto dell’esecuzione musicale, ma agisce per assorbire ogni elemento del suono e della scena, muovendosi in uno spazio in cui non esistono luoghi da raggiungere. Il vuoto è proprio questo: non uno spazio sgombro, ma uno spazio inaccessibile. Il tempo si dilata e con il procedere del movimento lo spazio viene interiorizzato, il corpo risucchia l’aria e modifica le dimensioni del luogo in cui agisce. Il suono non proviene più dall’esterno, ma dall’interno del corpo stesso. La visione dell’immagine diventa alla fine un incontro, l’incontro con l’organico selvaggio, senza identità, senza individuazione.