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Nei mesi invernali quando la luna è piena o quasi, può capitare che la sua luce venga rifratta dai cristalli di ghiaccio presenti nelle alte nubi della troposfera generando così un alone di luce attorno al satellite. A volte si possono manifestare anche due piccoli archi luminosi ai lati, figure speculari con la classica scala di colori dell’arcobaleno comunemente chiamati ‘cani lunari’. Nella tradizione popolare questi fenomeni ottici dell’atmosfera annunciavano il brutto tempo in arrivo: contando le stelle presenti all’interno della circonferenza del cane lunare, si poteva prevedere il numero di giorni di tempesta. La luna occupa da sempre uno spazio importante nelle credenze popolari e nella magia. In ‘Storia Notturna’ Carlo Ginzburg rivela una stretta connessione fra queste pratiche magiche e i culti estatici femminili rivolti a una dea notturna dai molti nomi spesso identificata con Diana. Culti che sembrano derivare da un remoto sostrato euroasiatico e in cui ricorrono temi sciamanici come l’estasi, il volo magico e la metamorfosi in animale. Con Cani Lunari si vuole porre l’attenzione su una figura da sempre rimasta marginale nella società ma che continua a riprodursi nel tempo con tratti comuni e uniformità - quella della strega, della magiara. Questa sorta di astoricità della magia secondo Ernesto de Martino affonda le sue radici nella paura umana, nell’incertezza, nel rischio di ‘essere agito da’ forze esterne e di perdere quindi la propria presenza e il mondo; rischio che può essere dominato solo con una forma culturale e rituale riconosciuta dalla comunità. Cani Lunari è una riflessione sulla magia intesa in senso generale come ‘curvatura politica’, come un sapere che costeggia forme di razionalità complesse che includono la logica della scienza positiva, senza considerarla come l’unica forma di conoscenza possibile, senza confidare che lo statuto di realtà incardinato da questa postura conoscitiva, coincida con la realtà.
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Francesco Marilungo, dopo gli studi in Ingegneria Termo-meccanica e un periodo di ricerca nel settore aerospaziale, volge il suo interesse alle arti performative formandosi presso la Scuola Paolo Grassi di Milano. Come performer lavora per diversi artisti tra cui Enzo Cosimi, Alessandro Sciarroni Jonathan Burrows/Matteo Forgion, Antonio Marras. Parallelamente intraprende un proprio percorso autoriale alla ricerca di un codice che metta in relazione danza e antropologia.
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regia e coreografia: Francesco Marilungo
con: Alice Raffaelli, Barbara Novati, Vera Di Lecce
musica: Vera Di Lecce
costumi: Lessico Familiare
produzione: Körper | Centro Nazionale di Produzione della Danza
co-produzione: Snaporazverein
progetto vincitore del Premio CollaborAction #7
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