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Nelle Tre Ecologie, affacciato sulle rovine del Novecento ma sognando un’epoca postmediatica di emancipazione desiderante, Félix Guattari diagnosticava il triplice disagio del suo presente, mentale, sociale ed ambientale, senza però rinunciare a immaginare una nuova forma di salute collettiva, politica e, appunto, ecologica. Oggi viviamo, o meglio sopravviviamo, in un mondo di schermi egologici che sembra canzonare la postmediaticità, azzerandone e rovesciandone la dimensione emancipativa. L’effetto più evidente è allora il distanziamento mentale della nostra sopravvivenza quotidiana.
Non sono solo gli ultimi cinque mesi di misure restrittive e di rimedi tecnocratici ad aver provocato il distanziamento mentale, semmai la transizione allo smart working e allo smart-qualsiasi-cosa non poteva trovare terreno più fertile per concretizzarsi. Avevamo già raggiunto lo spasmo dell’accelerazione tecnologica, non serviva altro che un agente microscopico come un virus che condensasse in sé il non sapere assoluto per azzerare l’eccesso della vita e trasformarla in docilità impaurita. Così, il distanziamento mentale, fedele risultato di quello sociale e dell’isolamento, rappresenta lo scollamento della sfera mentale dalla sfera sociale e da quella ambientale: distanziarsi dagli altri corpi, distanziare i territori, distanziarsi dai propri desideri.
Le tre ecologie sono da intendersi come un’unica ecologia necessariamente composita: l’ecologia mentale, quando scollata dall’ecologia sociale e ambientale, si degrada a egologia, autonarrazione immunitaria in cui l’altro non ha il virus, semplicemente lo è. Forse allora, prendere coscienza dei nostri distanziamenti mentali, dei nostri corpi schermati e scherniti, è già il primo passo per una pratica sociale di re-esistenza.
Sara Baranzoni
PhD in studi teatrali e cinematografici all’Università di Bologna, è docente di filosofia della performance presso la Universidad de las Artes di Guayaquil, Ecuador. Collabora con l’IRI di Parigi ed è membro di vari network internazionali. È co-fondatrice della rivista internazionale di filosofia «La Deleuziana» e ha pubblicato diversi articoli e traduzioni su temi di ricerca relazionati con la filosofia francese contemporanea, la filosofia della tecnologia, l’ecologia politica, i media studies, l’estetica e le arti; ha inoltre curato diverse pubblicazioni collettive (libri e monografici di rivista).
Paolo Vignola
PhD in filosofia, insegna Filosofia della letteratura, Teoria letteraria e Letteratura e Nuove Tecnologie presso la Universidad de las Artes de Guayaquil, Ecuador.
È membro del comitato scientifico di «Etica&Politica», co-fondatore della rivista internazionale di filosofia «La Deleuziana» e membro di vari network internazionali. La sua ricerca articola filosofia contemporanea, estetica, ecologia politica, filosofia della tecnologia, e consta di più di cento pubblicazioni scientifiche, in italiano, inglese, spagnolo e francese. Tra le sue ultime pubblicazioni in italiano, il libro La Funzione N. Sulla macchinazione filosofica in Gilles Deleuze (Orthotes 2018) e l’articolo Cosa può un corso?, «Iride», XXXI, 2019/1. |
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