Nel traguardare, come il geometra fa nell’atto di stabilire la corretta posizione del confine di un terreno, il paesaggio che ci offre il succedersi delle moltitudini di fatti, di pratiche discorsive, di invenzioni che Crisalide ha ospitato e generato negli anni, rimango attonito nel non scorgere, anche da movimenti minimi o fragili indicazioni, quello che sarebbe successo in questi primi mesi del 2020.
Ha senso mettere in relazione un accadimento biologico, e nella sua natura nefasto, con una attività che ha in sommo grado depositato il desiderio di uscire dalla materialità e dalla finitezza, per ambire ad una condizione di levità che sempre è sembrata poter proteggere l’idea originaria, quasi da renderla inattaccabile da qualsivoglia contingenza?
Come raccogliersi in sé stessi e promuovere, nel medesimo tempo, la propria soggettività oltre i confini dell’ignoto sentire dell’altro e con questo intessere una alleanza, una pratica che liberi?
Con la mano, a tentoni, nel buio, cerco il sostegno della parete. Con lo sguardo vado alla lama di luce che taglia la soglia del mio divenire.
" A forza di scavare, a forza di toglier bende si ritorna sempre all’inizio, al vuoto." |
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